Feb 06, 2014 News Commenti disabilitati su “per fortuna che si sbaglia!” di Santino Beccarisi
Cari amici,
questa é la prima lettera che scrivo su questo sito, nonostante sia socio dell’associazione da qualche mese, spero che con il mio dire non infastidisca nessuno.
Oggi è una giornata uggiosa, ventosa, sembra il periodo natalizio; tanto da farmi venire l’acquolina in bocca, ricordandomi le serate con gli amici davanti a quelle meravigliose tavole bandite a festa, e le specialità gastronomiche salentine: le “carteddrate”, le “cadde cadde” ecc.
Vorrei parlarvi proprio di una specialità natalizia del Salento, nata per sbaglio ed è il caso di dire
“per fortuna che si sbaglia!”
Siamo A Taranto. E’ il giorno di S.Cecilia, il 22 Novembre. Una donna si alza di buon’ora, come sempre per preparare l’impasto per il pane. Mentre l’impasto sta lievitando, la sua attenzione è attratta da un melodico suono di ciaramelle. Si affaccia e vede che la strada è popolata da zampognari che stanno per giungere dinanzi a casa sua. La donna, devota di santa Cecilia e amante della musica, scende per strada e comincia a seguire gli zampognari per i vicoli di Taranto. Le ore passano, il suono della ciaramelle ha come ipnotizzato la signora facendole dimenticare ogni altro impegno della sua giornata. Terminato questo giro per la città, la donna lascia gli zampognari e torna a casa e, una volta giunta, si rende conto che l’impasto è lievitato oltremisura e che ormai è impossibile utilizzarlo per fare il pane. Nel frattempo i suoi figli si sono svegliati e cheidono qualcosa da mangiare per la colazione. Alla protagonista di questa storia viene in mente un’idea. Mette a scaldare dell’olio e, una volta giunto ad ebollizione, comincia a friggere dei piccoli pezzi della pasta iperlievitata. Questi nell’olio diventano della palline gonfie e dorate che i suoi figli, affamati, divorano di gusto. Si sa, i bambini sono molto curiosi e uno di loro chiede alla madre: Ma’, come si chiaman’?. E lei, poichè pensa che queste piccole palline somigliano a delle focacce che in dialetto vengono chiamate “pitte”, risponde: “Pittel'”. Ossia piccole focacce.
Così nascono per errore, una mattina di Novembre, le PITTULE.
Questo piatto facile e sfizioso della Puglia può essere dolce o salato, semplici o ripiene, le pittule venivano usate per sostituire il pane, oppure come antipasto. In tutte le varianti, si realizzano utilizzando un chilo di farina tipo 0, lievito di birra (10 grammi o mezzo pacchetto, che si si trova in commercio), acqua e un pizzico di sale, impastare molto velocemente lasciando l’impasto molto molle, dopo averla fatta lievitare per due ore, spezzare e modellare il più possibile, friggere in olio bollente. Importante è mangiarle caldissime e possibilmente davanti ai fornelli e alla pentola frivolante, bruciandosi le dita e scottandosi la lingua.
Altimenti, che gusto c’è?
Santino Beccarisi
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